C’è meno gente in città, per via della crescita dello smart working e, purtroppo, per le attività chiuse. Chi circola, oggi, lo fa in modo molto diverso rispetto a prima della pandemia, in modo più individuale e prendendo in considerazione la green mobility. Il Covid-19 ha avuto un impatto molto pesante su autobus, treni, metropolitane e tram, che sono ancora alle prese con i tetti di capienza massima e non riescono a garantire il distanziamento.
Com’è cambiata la mobilità urbana di Milano in questo periodo? Diamo uno sguardo.
- Configurazione urbanistica: sempre più verso la smart city
- Le proposte degli ambientalisti
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In giro ci sono più persone che vanno a piedi o che usano veicoli a due ruote come le biciclette e i monopattini. Basti pensare che, durante gli ultimi 6 mesi, sono state vendute oltre 2 milioni di biciclette e circa 1 milione e 400mila monopattini.
A fine aprile il comune aveva annunciato che entro la fine del 2020 sarebbero stati costruiti 35 chilometri di nuove piste ciclabili, che vanno ad aggiungersi agli attuali 220 km, e nuovi parcheggi per bici e moto. L’estensione della rete ciclabile riguarda percorsi lungo le principali direttrici radiali e circolari della città, connettendo i tratti di ciclabilità esistente.
Secondo il censimento ciclisti di Fiab Milano, l’utilizzo delle biciclette in centro città è molto aumentato, così come l’uso dei monopattini, che supera l’utilizzo del bike-sharing.
Fioriscono, quindi, le bike-lane: le corsie ciclabili tratteggiate (o colorate di rosso se la strada è stretta) disegnate all’interno della carreggiata, valicabili anche dalle vetture ma dove le due ruote hanno la precedenza.
Le auto sono ancora tante: 38 milioni e 360 mila in Italia, di cui quasi due milioni a Milano. Per effetto della pandemia, anche le quattroruote sono tornate a circolare più numerose di prima, perché utilizzare l’auto privata oggi offre maggiori protezioni contro il rischio di contagio. In netta diminuzione il car-sharing, sempre per lo stesso motivo.
Il parco auto italiano si conferma tra i più vecchi d’Europa, ma dopo il crollo delle immatricolazioni nei mesi scorsi, a settembre il mercato ha avuto un rimbalzo di +9,5% rispetto al 2019, frutto anche degli incentivi statali specialmente per quanto riguarda la mobilità elettrica. A Milano circola il 25% delle auto elettriche italiane e il capoluogo lombardo è la città migliore per chi guida un EV.
Gli studi effettuati dalla rete dell'Università per lo Sviluppo Sostenibile sostengono che nel next normal una persona su tre si sposterà con un proprio mezzo privato motorizzato: una crescita di otto punti rispetto al periodo pre-Covid che non promette grandi passi avanti sulla qualità dell’aria in città.
Ecco perché alcuni Stati hanno già definito le politiche per la fine della vendita delle vetture con motore a combustione interna (ma non l’Italia): in Norvegia entro il 2025, in Danimarca, Islanda, Olanda, Irlanda, Slovenia e Svezia entro il 2030 e nel Regno Unito entro il 2035.
Legambiente e Kyoto Club propongono che anche per l’Italia il limite sia la data del 2030.
Se stai pensando di acquistare un nuovo veicolo, l’elettrico può essere una scelta lungimirante.
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I trasporti sono uno dei settori in cui è più visibile l’effetto del Covid-19, che sta incidendo fortemente sul modo in cui ci muoviamo e che sta plasmando la stessa configurazione urbanistica delle città. I centri urbani si stanno rimodellando e rinasce una visione policentrica e di quartiere.
Il prof. Balducci, docente al Politecnico di Milano di pianificazione e politiche urbane, sottolinea “il crescente ruolo dello spazio pubblico, dopo una lunga fase di sua riduzione, e la nuova integrazione fra fenomeno urbano e mondo digitale in una ricombinazione che ha subito una straordinaria accelerazione”.
Anche il noto architetto milanese Stefano Boeri parla di grande accelerazione: si penserà sempre più a città-arcipelago, cioè “un tessuto urbano che sostituisca ai grandi aggregatori - centro storico iper terziarizzato o centri commerciali - molti quartieri autosufficienti capaci di valorizzare innanzitutto la dimensione umana delle nostre vite”. Da metropoli a città poliedrica, sempre più verso la smart city.
Per Legambiente e Kyoto Club puntare sulla green mobility si può e si deve.
Secondo le due associazioni, la mobilità sostenibile come asse strategico per l’Italia del Recovery Plan deve fondarsi su sei proposte di riconversione industriale o riforme strutturali:
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